Se hai più di cinquant’anni, e la necessità di ricollocarti all’interno del mondo del lavoro, su cosa puoi puntare? Sull’esperienza, certo. Sulle capacità personali. Ma anche sulle tue competenze digitali, che ormai rappresentano un elemento imprescindibile in questa società sempre più interconnessa e social. Il punto è che non sempre si hanno a disposizione gli strumenti per farlo. Perché per chi non è un “nativo digitale” muoversi nei meandri del Web 2.0 e dei social network può essere una sfida non da poco.

Per questo, nel gennaio 2014 è partito il progetto europeo Web2jobs, che punta proprio a sostenere l’occupabilità degli adulti in età matura e di tutti coloro che sono a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Finanziato dalla Commissione Europa nell’ambito del Programma EU Lifelong Learning, l’iniziativa coinvolge 7 partner europei (Italia, Francia, Spagna, Romania, Polonia, Olanda, Regno Unito) e una Università turca. “L’obiettivo – spiega Graziella Testaceni, project manager dell’area Servizi al Personale e Formazione del CSI Piemonte, unico rappresentante italiano nel progetto – è quello di affrontare il problema delle competenze digitali sia dei formatori over 45, che, appunto, dei disoccupati”. Dare una formazione adeguata ai tempi, insomma, con un forte orientamento alla conoscenza e all’uso consapevole dei social media.

“Si tratta di un aspetto cruciale”, aggiunge Vittorio Canavese, progettista di formazione nella stessa area del CSI. “Già nel 2006, infatti, il Parlamento europeo ha annoverato le competenze digitali fra quelle di cui tutti hanno bisogno per realizzarsi come persone e come cittadini attivi, in grado di puntare alla propria inclusione sociale e lavorativa”.

Ma come si è sviluppato il cammino di Web2jobs? “Siamo partiti – spiega Maria de Los Angeles Casto, anche lei progettista di formazione in CSI – con un’analisi dei fabbisogni formativi rivolta a circa 400 persone fra ricercatori, formatori, operatori delle agenzie dell’impiego e persone in cerca di lavoro. In modo da valutare come creare i percorsi formativi migliori e più efficaci”. Il tutto attraverso questionari on line, focus group e interviste telefoniche. Si è capito così quali fossero le tematiche più importanti. “Dalla presenza consapevole in rete – prosegue Testaceni – alla gestione del proprio profilo professionale su LinkedIn, Facebook o Twitter”.

Tutto questo lavoro è servito per organizzare tre “pilot”. Per l’Italia i primi due si sono tenuti ad aprile e settembre, e hanno interessato rispettivamente 5 e 8 formatori, che sono stati seguiti proprio in CSI. Saranno loro che a ottobre si occuperanno di istruire i disoccupati over 50, nel terzo e ultimo pilot. La parola, dopo, passerà al mercato, con la fondata speranza che quanto appreso aiuti le persone ad avere qualche carta in più da giocare nel mercato del lavoro.

Maurizio Gomboli

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