Speciale smart working. Più controllo sulla gestione del proprio tempo, maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro e una nuova mentalità professionale, orientata agli obiettivi. Sono le principali caratteristiche dello “smart working”, la filosofia manageriale che oggi sta cambiando il mondo del lavoro e che sta interessando un numero sempre maggiore di aziende, restituendo alle persone – secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano – “flessibilità e autonomia nella scelta di spazi, orari e strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

I numeri del fenomeno ne confermano il successo. Secondo l’Osservatorio, infatti, già il 48% delle medie-grandi imprese italiane ha adottato questo nuovo modello o ha iniziato a lavorarci. Mentre il 37% si dichiara molto interessato. Se poi andiamo a vedere i casi specifici (fonte Corriere della Sera, 18 gennaio 2016), scopriamo che le aziende più virtuose sono realtà come Vodafone (3.500 lavoratori in smart working), Intesa Sanpaolo (3.000), Plantronics (2.500) e Unicredit (1.800). Solo per citare le prime posizioni. Con modelli organizzativi studiati caso per caso, che vanno dalla massima flessibilità a periodi di lavoro “intelligente” di 1 o 2 giorni alla settimana.

“Attenzione però. Lo smart working non è una forma evoluta di telelavoro”, spiega Laura Di Marco, dell’Area Gestione e Sviluppo Risorse Umane del CSI. “La prestazione dell’attività lavorativa da remoto è fatta con piena libertà di scelta su sede, strumenti e connettività”. Non ci sono postazioni fisse, né orari rigidi o prefissati. “Contano i risultati che si ottengono, non la presenza sul luogo di lavoro, che sia in ufficio o da remoto”.

Il CSI, oggi, è pronto ad avviare una propria sperimentazione. Già nell’ultimo anno, infatti, sono state portate avanti alcune iniziative coerenti con l’evoluzione rappresentata dallo smart working. “Come ho ricordato recentemente a un workshop della Città di Torino – spiega Giovanni Rubino, Direttore Risorse Umane e Facility Management del CSI – se le nuove tecnologie hanno reso possibile il ricorso allo smart working, questa nuova modalità di prestazione dell’attività lavorativa è correttamente implementabile solo attraverso un cambiamento organizzativo e culturale, sia dei lavoratori che del management, ispirato ai principi della Carta dei Valori di cui il Consorzio si è dotato. Nella stessa direzione inoltre vanno altre iniziative come il piano di formazione manageriale e il processo di valutazione delle competenze”.

L’obiettivo adesso è di mettere a punto un progetto sperimentale che affronti tutti gli aspetti coinvolti dalla tematica, a cominciare dall’ individuazione dei profili professionali più adatti, per proseguire nell’individuare gli interventi formativi più idonei, senza tralasciare gli aspetti legati alla sicurezza e alla logistica. “Come per la gran parte delle soluzioni di sviluppo organizzativo e delle persone”, conclude Rubino. “Non esiste un unico modello che stia bene a tutti. Ma vanno individuate le soluzioni che, almeno per una prima fase, riescano a coniugare al meglio le diverse esigenze. Ed è proprio quello che vogliamo fare nel prossimo futuro”.

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