Speciale Protezione Civile. La notte del 24 agosto scorso Amatrice e molti altri paesi del Centro Italia sono stati colpiti da un terremoto che ha causato quasi 300 vittime. Nella mattina del 25 il CSI Piemonte era già sul posto con il furgone attrezzato della Città Metropolitana di Torino, per dare il proprio contributo.

“La prima cosa da fare – racconta Andrea Bernini, specialista tecnologie del gruppo Accesso e Connettività del CSI Piemonte – era quella di rimettere in piedi da zero le telecomunicazioni, sia telefoniche che via internet”. Detto così sembra semplice, ma se immaginiamo il contesto, fra rovine pericolanti e soccorritori in lotta contro il tempo, si capisce che gli imprevisti tecnici erano dietro l’angolo. “La dotazione della Croce Rossa aveva qualche problema – spiega Bernini –, così abbiamo coinvolti le aziende aquilane per trovare gratuitamente i pezzi di ricambio necessari per i collegamenti satellitari”. I primi due sono stati quindi attivati nel giro di un paio di giorni e sono stati messi a disposizione, rispettivamente, della Croce Rossa e della popolazione civile.

“La logistica era estremamente difficoltosa. Per questo abbiamo dovuto spostare tutto più e più volte in attesa di capire quale fosse il posto più adatto a ospitare i macchinari in via definitiva”. La parabola, per esempio, ha trovato una collocazione definitiva soltanto il terzo giorno, sopra un container. “A quel punto – aggiunge Bernini – ci siamo occupati di installare alcune telecamere di video-sorveglianza nel campo base, in modo che la sala operativa nazionale potesse ricevere immagini in diretta”.

La prima volta il CSI è rimasto ad Amatrice per cinque giorni. Un’esperienza che si è ripetuta a metà settembre per un periodo analogo, durante il quale si è lavorato per ripristinare le connessioni di rete che erano andate deteriorandosi per la scarsità del segnale. “Abbiamo installato due nuove parabole e allestito una cella frigo della Croce Rossa, trasformandola in un centro operativo mobile a disposizione di otto operatori del Comune di Amatrice”.

Quello che resta al termine di giornate così intense, fatte di poche ore di sonno e tanti lunghi momenti di lavoro ininterrotto, è la consapevolezza di avere fatto qualcosa di importante. Nel pieno rispetto di quel concetto di “servizio pubblico” di cui si parla sempre tanto, spesso a sproposito. “Sono state giornate emotivamente molto forti, più di quelle passate a l’Aquila sette anni fa”, conclude Bernini. “Ci siamo trovati davanti a scene che sarà davvero difficile dimenticare. Ma la nostra esperienza ci ha permesso di operare al meglio. E nonostante il lavoro duro e gli orari impossibili, il morale è rimasto sempre molto alto. Stavamo facendo qualcosa di importante e i sorrisi e i grazie della popolazione ce lo hanno fatto capire pienamente”.

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