Il valore dell’accordo fra Piemonte e Sicilia, i primi risultati raggiunti alla guida dell’in house e le principali esigenze dell’informatica pubblica nelle parole di Antonio Ingroia, Amministratore Unico di Sicilia eServizi.

Dott. Ingroia, qual è il suo giudizio sulla Convenzione firmata da Regione Piemonte e Regione Siciliana?
Utile e necessaria Queste sono le prime parole che mi vengono in mente pensando all’atto sottoscritto tra le due Amministrazioni. Utile per entrambi nella misura in cui ci permetterà di poter fruire delle rispettive best practices al costo limitato dell’adattamento alle peculiari esigenze della Amministrazione ricevente. E necessaria, perché il mondo dell’ICT è passato dall’essere veloce all’essere istantaneo. Dunque progredire velocemente è condizione essenziale per non soccombere e quale miglior strategia che trovare delle sinergie tra istituzioni omogenei?

Da sei mesi alla guida di una realtà importante come Sicilia e-Servizi (SISE), quali sono i primi risultati che ha raggiunto e come intende muoversi per il prossimo futuro?
Due risultati molto importanti e strettamente correlati. Come è noto, infatti, sono subentrato alla guida della Società nel momento più critico di tutta la Sua vita, ossia, nel momento in cui, in ossequio all’originario Bando Pubblico che l’ha istituita, la Società doveva essere “pubblicizzata” permettendo la fuoriuscita del cosiddetto “Socio Privato”. Orbene, questo passaggio seppur dovuto e previsto è stato in passato e nel momento del mio arrivo per nulla scontato e travagliatissimo. Grazie anche al fatto di aver trovato una Società con competenze adeguate, la mia gestione ha permesso, in assoluta continuità dei servizi resi, l’acquisizione, già a marzo di questo anno, del 49% del pacchetto azionario detenuto dal Socio Privato da parte della Regione Siciliana. Il tutto, ripeto, in continuità dei servizi resi.
Ma c’è un’altra cosa che vorrei sottolineare, l’importanza della ‘pubblicizzazione’ di SISE anche in termini economici perché essendo “in house fa risparmiare alla regione siciliana i costi maggiori di doversi rivolgersi a un privato. Noi abbiamo più che dimezzato i costi perché ricordiamo in ogni momento che stiamo parlando di soldi pubblici, cioè pagati dai cittadini con le loro tasse e noi abbiamo il dovere di spenderli con oculatezza e di non sprecare neanche un centesimo.

Da professionista con una lunga carriera “esterna” al settore dell’informatica, quali ritiene siano le esigenze più pressanti per l’innovazione della pubblica amministrazione italiana?
L’informatica è una cosiddetta attività di “back-office”, ossia, un puro e semplice strumento che deve permetterci di semplificare e velocizzare l’attività amministrativa. Oggi la vera sfida è modificare le procedure amministrative, che il più delle volte sono tortuose e contradditorie, dei veri e propri aggravi di attività non utili allo scopo per le quali sono state pensate. Anche in questo tipo di analisi può venirci incontro l’informatica per il tramite dei cosiddetti sistemi di Decision Support System e di Business Intelligence. È giunto il momento in cui sia i Burocrati che i Politici devono farsi aiutare e supportare dalle moderne tecnologie che abbiamo già nelle nostre disponibilità. Per questo è oggi più che mai necessario sburocratizzare per avvicinare i cittadini alla Pubblica Amministrazione e renderla trasparente. Anche con la trasparenza dovuta all’applicazione dell’informatica nella PA, a mio avviso, si combattono mafia e corruzione”.

 

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