In un periodo di crisi economica, per fare vera innovazione pubblica non basta affidarsi alla tecnologia. Serve una strategia di ampio respiro: processi più semplici, nuove competenze, interoperabilità dei servizi e riduzione dei costi strutturali. La Città di Torino lo sa bene, per questo si è affidata al CSI per elaborare una vera e propria rivoluzione informatica, che nell’arco di cinque anni la trasformerà in un Ente più leggero ed efficiente.

In gergo tecnico la soluzione scelta si chiama “virtualizzazione delle postazioni di lavoro” (PdL). “Più semplicemente – spiega Paola Tavella, Direttrice Architetture e Innovazione del CSI – si tratta di trasformare l’operatività dei classici computer a cui siamo abituati oggi, spostando l’esecuzione delle applicazioni sui server del CSI, in un’ottica cloud computing”. Stop ai tradizionali pc, quindi, e via libera “a terminali più economici e semplici (“thin client”), che grazie alla rete metteranno a disposizione da remoto i programmi necessari per il lavoro di tutti i giorni”.

Sarà possibile, inoltre, lavorare in rete anche dai propri dispositivi personali (computer, smartphone e tablet), come se ci si trovasse in ufficio. I vantaggi? “Innanzitutto si ridurrà fino a scomparire la manutenzione ordinaria su macchine sempre più obsolete”, aggiunge Flavio Piovesan, specialista Soluzioni di Rete del CSI. “Questi interventi permetteranno di spendere meglio le risorse disponibili e getteranno le basi per ogni futura evoluzione, compresa la migrazione graduale all’open source per svincolarsi dai costi delle licenze proprietarie”.

Si tratta di un cambio di paradigma significativo, “fortemente voluto – racconta Giuliana Bonello, della Direzione Strategie del CSI – dallo Steering Committee avviato con la Città con il compito di monitorare, valutare e orientare le attività congiunte in tema di ICT”. Il progetto, che vedrà i primi risultati entro 18 mesi e che si prevede di concludere in arco temporale più ampio (5 anni), si strutturerà in linee operative precise. Prima fra tutte la migrazione nel cloud CSI di posti di lavoro e applicativi e la conseguente virtualizzazione delle postazioni, per disaccoppiare hardware e sistemi operativi. “Altrimenti andremmo incontro a un lock-in tecnologico”, precisa Tavella. “Se non rinnoviamo l’hardware non possiamo usare i sistemi operativi più recenti, e quindi non possiamo far evolvere gli applicativi. Si resta bloccati”. Quello che ha in mente il Comune elimina questo rischio, permettendo un risparmio ipotizzabile in circa il 20% degli attuali costi di gestione.

“Si tratta – commenta Sandro Golzio, Direttore Innovazione e Sistema Informativo della Città di Torino – di una prima occasione per razionalizzare una componente importante della spesa ICT della PA e nel contempo innovare e standardizzare secondo le indicazioni statali e comunitarie”. Le economie che la Città punta a realizzare vanno dalla diminuzione dei costi di acquisto e manutenzione delle PdL, alla riduzione progressiva dei costi di licenza. Passando per minori costi di manutenzione sugli applicativi, non più vincolati a sistemi operativi obsoleti.

Maurizio Gomboli

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