Quando pensiamo a un data center, le immagini più familiari che abbiamo forse ci arrivano dal cinema. Attraverso i film, dagli anni Settanta a oggi, sappiamo che la storia dei data center è una storia di continua evoluzione. Dai primi computer, grandi come una stanza, a macchine sempre più “leggere”, ma dalla potenza di calcolo sempre più elevata.

Così come quella del data center del CSI: dai grandi mainframe IBM e Hitachi degli anni Ottanta e Novanta al super calcolatore Cray del 1991 fino agli odierni server con tecnologia blade, progettati per risparmiare spazio e permettere la maggiore concentrazione di server indipendenti contemporaneamente funzionanti all’interno del medesimo armadio.

Nella sua configurazione attuale il data center ospita tutte le piattaforme elaborative più avanzate ed è progettato con una configurazione ad alta densità, basata su grandi quantità di piccoli server.
Già a partire dal 2008, infatti, la necessità di avere un data center in grado di rispondere alle esigenze sempre maggiori di utilizzo di risorse elaborative ha portato il Consorzio a adottare questo tipo di configurazione insieme a un’architettura di virtualizzazione.
In questo modo, invece di comprare un nuovo server per risolvere nuove esigenze, si crea una macchina virtuale all’interno di risorse già disponibili. Aumenta così la flessibilità nell’utilizzo delle risorse mentre diminuiscono i costi di amministrazione dei server e quelli energetici.

Ma quale futuro è previsto per il data center del CSI Piemonte?
Per indirizzare la sua evoluzione il CSI ha avviato il programma “Cloud Transformation Program”, coordinato da Vito Baglio della Direzione Governo Servizi e Soluzioni Infrastrutturali.
“Dal punto di vista evolutivo, il cloud computing rappresenta il naturale sviluppo del nostro data center. L’infrastruttura diventa sempre più flessibile e dinamica, in grado di mettere a disposizione degli utenti un sistema cloud on demand senza l’intervento specialistico” spiega Stefano Lista, Dirigente della Direzione Gestione data center del CSI. “Questo significa che la competenza degli specialisti si deve spostare sulla gestione delle piattaforme che permettono agli utenti di attivare il cloud”. Nel futuro potrebbero essere attivate via software, con un cambiamento radicale rispetto al passato. “Una bella sfida per i tecnici, che dovranno diventare gli esperti che costruiscono le procedure per rendere programmabile l’hardware.”

Anna Carbone

 

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