Speciale Territorio. Dalle carte a bastoncini polinesiane alle missioni spaziali, l’uomo ha sempre avuto bisogno di conoscere e rappresentare lo spazio circostante. Oggi, grazie agli smartphone, cercare informazioni sulla nostra posizione è diventato un gesto quotidiano, quasi automatico. Dietro a questa apparente semplicità si nasconde però un universo di conoscenza ricco e complesso, che permette, tra le altre cose, di prevenire catastrofi naturali, costruire opere pubbliche, valutare il consumo del suolo o gestire le risorse idriche.
Stiamo parlando di “governo del territorio”. Ma cosa si intende esattamente con questa espressione? Prima di tutto ci si riferisce a dati e strumenti geografici adeguati. E sono proprio questi i punti di forza dell’attività che il CSI svolge da 35 anni per le amministrazioni piemontesi.

Racconta Marco Cavagnoli, dell’unità organizzativa Territorio e cartografia: “Tutto è cominciato nei primi anni ’80, con la trasformazione delle carte dell’Istituto Geografico Militare in dati numerici. Tanti punti segnati a mano per descrivere poche informazioni: confini, strade, fiumi. Si utilizzavano visualizzatori rudimentali e le stampe erano molto lontane dalla ricchezza delle carte originali.”

Gli strumenti disponibili non permettevano di fare la cosa più importante: capire davvero il territorio, immaginare scenari evolutivi, simulare gli effetti di un intervento. Il CSI è stato un precursore a livello nazionale proprio per questa visione: congiungere le competenze specialistiche topografiche, cartografiche, di trattamento di immagini aeree e satellitari, con le necessità quotidiane degli utilizzatori, combinando competenze e strumenti molto diversi e diffondendo la capacità di usarli. Già a fine anni ’80, per esempio, venivano introdotti i primi strumenti di elaborazione di dati geografici per personal computer.

Oggi il territorio è qualcosa di più di un semplice spazio sfruttabile indefinitamente: è una risorsa preziosa e finita, da gestire con cura. La PA piemontese ha a disposizione strumenti nuovi: le informazioni vengono raccolte in modo collaborativo da diversi enti e integrate dal CSI in una banca dati unica, la BDTRE (Base Dati Territoriale di Riferimento degli Enti), con mezzi quasi interamente open source. Complementare alla BDTRE è la rete regionale di stazioni GNSS per le misurazioni topografiche, di recente estesa alla Lombardia mantenendo il centro servizi al CSI. Completano il quadro il progetto openGIS Piemonte, che poggia su strumenti open source e i geoportali di Regione, Città di Torino, Città Metropolitana, AIPO.

Su queste infrastrutture si basa la dematerializzazione dei procedimenti territoriali, che renderà possibili una visione unificata e una programmazione unitaria. In questo scenario, anche gli strumenti social occupano un posto importante, ad esempio per studiare e indirizzare il comportamento dei cittadini durante le fasi di un’emergenza.

Una delle opportunità più interessanti oggi è l’integrazione di dati georiferiti con informazioni non esclusivamente geografiche, in particolare provenienti dal mondo dei big data (Internet of Things, reti di monitoraggio e social network), per offrire servizi nel mondo del web 3.0. Il CSI e la PA piemontese sono pronti per questa nuova sfida.

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