Lo si sente dire da più parti: la banda larga – o meglio, ultralarga nella sua accezione più recente – è fondamentale per lo sviluppo socio-economico del Paese. Ma a che punto siamo in Italia (e in Piemonte), visto che la classifica europea del divario digitale ci relega ancora al quart’ultimo posto fra i 28 paesi membri? La “Strategia Italiana per la banda ultralarga“, approvata dal Governo il 3 marzo 2015, definisce i principi delle iniziative pubbliche per lo sviluppo delle nuove reti. L’Italia deve rispettare gli obiettivi previsti dall’Agenda Digitale Europea e per aggiornare lo stato della copertura attuale e di quella prevista al 2018 dagli operatori di Tlc, Infratel – soggetto attuatore dei Piani banda larga e ultralarga del Governo – ha già condotto nel 2015 una consultazione nazionale.

Sempre lo scorso anno la Regione ha mappato il territorio piemontese rilevandone i fabbisogni al 2018. Per raggiungere le aree a più forte divario digitale (le cosiddette “aree bianche”, il 72% del territorio regionale), il Piemonte avrà a disposizione circa 284 milioni di euro, di cui 90 da fondi europei (FESR e FEASR) e 194 da fondi nazionali (FSC). Gli investimenti pubblici saranno riservati alle aree a fallimento di mercato. Le aree “nere”, più popolose e maggiormente servite, saranno destinate agli investimenti diretti degli operatori privati (previsti nell’ordine di 200 milioni di euro circa).

Ma quali saranno i prossimi passi? Se ne è parlato al CSI-Piemonte il 5 maggio scorso durante un convegno organizzato con Uncem Piemonte e Anci Piemonte. In queste settimane la Regione illustrerà il Piano agli Enti locali, chiamati a collaborare per individuare le strategie di intervento territoriali e per sottoscrivere, con il Ministero dello Sviluppo Economico, le convenzioni tecniche.

La Regione Piemonte stipulerà poi con il MISE un accordo di programma per aprire i bandi e costruire le infrastrutture. Sarà quindi importante l’interazione con i soggetti regionali impegnati nella ricerca, nell’infrastrutturazione e nell’offerta di nuovi servizi: “Siamo stati chiamati a collaborare proprio in virtù delle competenze maturate dal CSI sul tema della banda larga”, spiega Pier Paolo Gruero, della Direzione Governo servizi e soluzioni infrastrutturali. Il Consorzio offrirà agli Enti supporto per individuare gli obiettivi strategici e lavorerà con Regione nel validare la documentazione prodotta dal MISE e da Infratel, finalizzata a sottoscrivere l’accordo di programma con il MISE e le convenzioni con i Comuni. “Nel Piano sarà inoltre fondamentale valorizzare quanto già realizzato, come WI-PIE, e integrare con le nuove attività ciò che già esiste sul mercato locale grazie ai WISP (Wireless Internet Service Provider)”.

Naturalmente, l’obiettivo non si esaurirà colmando il gap infrastrutturale. imprese e cittadini dovranno essere raggiunti da servizi digitali avanzati. La fibra, insomma, dovrà essere soprattutto un vettore di contenuti. Solo così le realtà locali potranno dirsi effettivamente “connesse”, più competitive e in grado di attrarre investimenti. Anche in questo senso il contributo del CSI, che gestisce sistemi informativi e banche dati per oltre un centinaio di Enti pubblici piemontesi, potrà confermarsi decisamente importante.

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