Alzi la mano chi ancora non ha sentito parlare di “Horizon 2020”, il Programma di finanziamento per la ricerca e l’innovazione dell’Unione Europea che coprirà il periodo 2014 – 2020. A due anni dal suo lancio, si può dire che si sia entrati ormai nel vivo dell’iniziativa, che rappresenta il più importante programma di ricerca mai varato dall’Unione europea e che intende rafforzare il posizionamento del vecchio continente sul tema R&S, stimolando investimenti e occupazione.

Quello che obiettivamente ancora non è così noto, almeno al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, è che anche il CSI Piemonte lavora ogni giorno per portare il suo supporto alla causa, facendo rete con gli altri attori pubblici e privati del territorio e presentando le proprie iniziative progettuali. “Alla partenza del Programma – spiega Ivano Gauna, della Direzione Attività Internazionali CSI– abbiamo analizzato e selezionato le opportunità di interesse per la nostra azienda, organizzando anche workshop interni di approfondimento. I progetti presentati alla prima call del 2015 sono stati nove, di cui due approvati. Altri due sono stati approvati nel 2016”.

Horizon 2020 è strutturato su tre priorità fondamentali: eccellenza scientifica, leadership industriale e sfide sociali, per un budget complessivo di oltre 77 miliardi di euro per i sette anni. “Tutto quello che proponiamo e realizziamo in questo ambito – prosegue Vallero, Business Information Manager dell’Area Ricerca e Innovazione CSI – ricade all’interno delle nostre attività di Ricerca e Sviluppo, per le quali nel 2015, insieme al Comitato Tecnico Scientifico del CSI, abbiamo identificato un Piano suddiviso in cinque filoni strategici: sicurezza ICT, cultura e competenze digitali, salute, energia, Smart Data Platform (SDP)”. Filoni che sono stati replicati anche per il Piano 2016, con l’aggiunta del nuovo tema “territorio e ambiente”.

Dei quattro progetti approvati nell’ambito del Programma, due riguardano il tema SDP, uno quello dell’energia e un altro ancora quello della sicurezza ICT. Si va da “I-React” e “IoT” (per i quali si rimanda agli altri due articoli dello speciale), che si occupano rispettivamente di gestire le calamità naturali e di garantire l’interoperabilità delle piattaforme Internet of Things, a CIP-SEC e Opera, mirati a trovare nuove soluzioni di sicurezza informatica per le infrastrutture critiche e risparmiare il consumo energetico dei data center.

“Oltre a rappresentare una importante occasione di nuovo business (si parla di un budget complessivo di oltre un milione e cinquecentomila euro per il CSI), questi quattro progetti – conclude Gauna – ci permetteranno anche di lavorare con aziende e centri di eccellenza di livello nazionale e internazionale. Penso a realtà come ST Micro, Siemens, ATOS o Istituto Superiore Mario Boella”. Una ottima occasione per scambiarsi esperienze e conoscenze, che potranno essere applicate in futuro anche in altre iniziative internazionali.

 

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