Cyber security. Il 2016 è stato l’anno peggiore di sempre in termini di cyber security: 1.050 gli incidenti noti classificati come gravi a livello globale, con impatto significativo per le vittime in termini di danno economico, reputazione e diffusione di dati sensibili. Notevole l’incremento degli attacchi gravi compiuti per finalità di Cybercrime (+9,8%), mentre crescono a tre cifre quelli riferibili ad attività di Cyber Warfare, la “guerra delle informazioni” (+117%). In termini assoluti, poi, Cybercrime e Cyber Warfare fanno registrare il numero di attacchi più elevato degli ultimi 6 anni.

Sono questi i dati illustrati a Roma durante il convegno “Cyber security: il lato oscuro del digitale” organizzato il 4 aprile scorso da CSI Piemonte e CLUSIT, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica (qua è possibile ritrovare programma e interventi della giornata).

La vulnerabilità dei sistemi informatici è oggi riconosciuta a livello globale. Cittadini, aziende e governi subiscono attacchi sempre più frequenti e difficili da contrastare. E questo inasprimento vale anche e soprattutto per la Pubblica Amministrazione. Ciò è dovuto a un fenomeno, come si legge nel rapporto Clusit 2017, relativamente recente, di mutamento della prospettiva nel riguardo della “appetibilità” delle PA da parte di organizzazioni criminali. È un dato assodato, infatti, che le pubbliche amministrazioni stiano sempre più diventando bersaglio di attacchi cibernetici evoluti.

“Il CSI Piemonte ha organizzato questo incontro – ha sottolineato Riccardo Rossotto, Presidente del CSI Piemonte – per promuovere una collaborazione forte tra organizzazioni pubbliche e private, in linea con i provvedimenti del Governo a livello nazionale, e contribuire alla salvaguardia dei nostri dati”. Si tratta di un rischio ancora sottostimato, ma per il CSI il tema della Digital Security è da tempo pervasivo rispetto alle attività che esso svolge per i suoi 129 Enti Consorziati piemontesi, nella protezione quotidiana dei servizi affidati. “Anche per il Consorzio – prosegue Rossotto – il 2016 è stato un anno impegnativo: sono state sostenute ondate di tentativi di attacchi, con picchi che in alcune occasioni hanno anche superato la soglia dei 150.000 al giorno verso i servizi web per la PA, contrastati efficacemente grazie a sistemi tecnologici di protezione e azioni sinergiche di collaborazione con gli enti”.

Ma quali sono le tecniche di attacco più diffuse a livello globale? Phishing e social engineering (+ 1166%),ovvero attacchi mirati a “colpire la mente” delle vittime, inducendole a fare passi falsi che poi rendono possibile l’attacco informatico vero e proprio. Ma anche il “Malware” comune – tra cui vi sono i cosiddetti “Ransomware” – non più solo per compiere attacchi di piccola entità, ma anche contro bersagli importanti e con impatti significativi.

In aumento anche gli attacchi compiuti con DDoS (+13%) e l’utilizzo di vulnerabilità “0-day”. A livello globale la somma delle tecniche di attacco più banali (SQLi, DDoS, Vulnerabilità note, phishing, malware “semplice”) rappresenta il 56% del totale: questo dato è uno dei più allarmanti, secondo gli esperti del Clusit, poiché rende evidente la facilità di azione dei cybercriminali e la possibilità di compiere attacchi con mezzi esigui e bassi costi.

“Il 2016 è stato l’anno peggiore in termini di attacchi – ha dichiarato Gabriele Faggioli, Presidente di Clusit – e questo paradossalmente ha comportato un innalzamento di attenzione sul tema. L’augurio è che questa attenzione unita alle normative che arriveranno nel 2018 permetta di affrontare il tema in termini maturi”.

Se il rischio cyber quindi non può essere annullato, le armi per combatterlo non sono solo tecnologiche: il primo passo è la consapevolezza delle persone, che devono adottare comportamenti adeguati per seguire le policy aziendali. “La sicurezza informatica è un problema di tutti, e come tutti i problemi deve essere affrontato al di là degli aspetti tecnici e degli specifici adempimenti normativi, lavorando molto sugli aspetti formativi, in modo da favorire una mentalità diffusa di attenzione per le problematiche di sicurezza ICT” ha concluso Giulio Lughi, Presidente CTS del CSI Piemonte. “La questione non è più se si verrà attaccati, ma quando, e in quel momento occorrerà farsi trovare pronti”.

Maurizio Gomboli

 

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