L’epatite C è una malattia insidiosa perché spesso è silente, del tutto asintomatica: nei Paesi dell’Unione Europea attualmente quasi 4 milioni di persone convivono inconsapevolmente con l’infezione cronica da HCV con gravi conseguenze per la salute, dal momento che costituisce una delle principali cause di cirrosi e carcinoma al fegato.

L’OMS l’ha classificata “minaccia per la salute globale” e ha approvato un programma per la sua eliminazione entro il 2030. In Italia l’Istituto Superiore di Sanità ha indicato come strategia di screening sottoporre a test le fasce più giovani della popolazione con possibile infezione non nota in aggiunta a target specifici, in modo da intervenire tempestivamente prima che la malattia progredisca.

Gli obiettivi sono molteplici: rilevare le infezioni non ancora rilevate, aumentare le possibilità di una diagnosi precoce, avviare i pazienti al trattamento per evitare le complicanze della malattia in stadio avanzato. L’auspicio è interrompere la circolazione del virus stesso, con ricadute favorevoli sulle percentuali di mortalità per malattie del fegato, sulla richiesta di trapianto di fegato, sulla salute globale e sulla spesa sanitaria. In Piemonte le persone da sottoporre a screening sono oltre 1 milione: i soggetti nati tra il 1969 e il 1989, i pazienti in carico ai Servizi pubblici per le dipendenze e i detenuti.

Il progetto, guidato dal Settore di Prevenzione, Sanità pubblica veterinaria e Sicurezza alimentare della Direzione regionale Sanità e Welfare in collaborazione con il SEREMI di Alessandria (Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive), vede il CSI impegnato nella realizzazione della piattaforma per la raccolta dei dati e nel supporto alla campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini.

“Abbiamo realizzato un servizio applicativo ad hoc: una componente di frontend per gli operatori che effettuano i prelievi venosi e un backoffice che gestisce l’anagrafica dei soggetti target e raccoglie i dati da inviare al Ministero della Salute – racconta Guido Coutandin, project manager – Attualmente è a disposizione del personale di ASL, Servizi per le Dipendenze patologiche e medici delle carceri. Il frontend è stato esteso anche ai Centri di cura per l’inserimento delle informazioni di trattamento dei soggetti positivi al virus. É inoltre presente una funzionalità per l’acquisizione automatica dei referti di screening prodotti dai laboratori delle ASL che confluiscono nel Fascicolo Sanitario Elettronico”.

Una nuova sfida in ambito sanitario: proattività e attenzione alle fasce più vulnerabili per garantire a tutti equità di accesso ai piani di prevenzione.

Per approfondimenti www.regione.piemonte.it/screening-epatite-c

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