Il 15 dicembre 2016 sarà una data da ricordare per la Regione Piemonte, almeno dal punto di vista della sua storia informatica. È stato quello, infatti, il giorno che ha segnato ufficialmente l’avvio del processo di virtualizzazione delle postazioni di lavoro dell’ente. Il primo passo, insomma, verso un futuro più efficiente, libero da vincoli tecnologici e in grado di evolversi con maggiore velocità e leggerezza.
“Si ridurranno i costi della manutenzione ordinaria su computer sempre più vecchi e la spesa di gestione verrà ottimizzata, incrementando flessibilità, sicurezza e mobilità delle postazioni di lavoro”
“Detto così sembra semplice – spiega Flavio Piovesan, dell’Area Accesso e connettività del CSI Piemonte – ma basta una rapida analisi dei numeri in gioco per capire la complessità del progetto. Innanzitutto per quello che riguarda il numero delle postazioni coinvolte: circa 2.100 computer”. Macchine che all’avvio del progetto erano obsolete nella stragrande maggioranza dei casi, visto che un’alta percentuale di esse aveva un’età inferiore o uguale a dieci anni, con un 20% circa addirittura più vecchio.
“Si tratta – aggiunge Paola Tavella, Direttrice della Direzione Governo, servizi e soluzioni infrastrutturali del CSI – di abbandonare i classici computer desktop presenti oggi in ogni ufficio regionale, migrando l’esecuzione delle applicazioni sui server del CSI”.
Campo libero quindi per soluzioni cloud computing, che permetteranno di eseguire i programmi di tutti i giorni su thin client, mini pc o addirittura postazioni ricondizionate. “Hardware e software verranno disaccoppiati”, commenta Piovesan. “Si ridurranno i costi della manutenzione ordinaria su computer sempre più vecchi e la spesa di gestione verrà ottimizzata, incrementando flessibilità, sicurezza e mobilità delle postazioni di lavoro, anche in ottica BYOD (“Bring You Own Device”). In pratica l’informatica regionale costerà meno, i dipendenti potranno utilizzare all’occorrenza anche i propri device personali (soprattutto in mobilità).
Verrà inoltre superato ogni rischio di lock-in tecnologico. “In altri termini, commenta Tavella, la regione potrà scegliere più liberamente le soluzioni hardware e software più funzionali, senza rimanere bloccati da macchine sempre più datate e software che richiedono invece licenze aggiornate e potenze elaborative sempre maggiori”. Una situazione ideale per il software libero, che offre un modello inclusivo aperto alla collaborazione e con potenziali ricadute di investimenti sul territorio.
LE postazioni di lavoro convertite alla nuova soluzione tecnologica sono già 1.500
Un’ultima annotazione sul calendario dei lavori. Se il 15 dicembre 2016 è stato fischiato il calcio di inizio del progetto, possiamo ora contare circa 1.500 postazioni di lavoro convertite alla nuova soluzione tecnologica. La prima sede interessata è stata quella del Rondò della Forca, dove si trova proprio l’Area Sistemi Informativi regionale, e successivamente si è passati agli uffici di Piazza Castello, di corso Stati Uniti, e a tutte le sedi regionali cittadine. “Un processo a tappe – conclude Tavella – che permetterà anche alla Regione di essere pronta quando si tratterà di far convergere tutte le sedi regionali verso il nuovo Palazzo Unico”.